Incontrai Humbdun a P.zza del Carmine. Lo osservai per un po’ e vidi che camminava a stento.
Rimanemmo a parlare, mi confidò di aver avuto una paresi da Ictus.
Non aveva fatto nessuna terapia dopo le dimissioni dal ricovero.
Incominciammo a fare fisioterapie……...era una corsa contro il tempo.
Ma mica in ospedale! Humbdun non ha permesso di soggiorno.
Non ha potere di cambiare il suo destino.
Ad Humbdun sono state fatte 2 mesi di fisioterapie intensive.
Da qualche mese cammina autonomamente e utilizza il braccio.
Ah, dimenticavo: l’ospedale in cui ha fatto le terapie è molto piccolo.
E’ casa Passarielli, una casa come tante, ma in cui vive una famiglia che ha aperto il cuore all’amore.
STORIA N°5
Era marzo. Una notizia improvvisa: le nostre baracche non c’erano più.
Distrutte e ridotte in polvere in pochi minuti.
Un lavoro di una vita: lamiera dopo lamiera, una porta trovata nell’immondizia, un telo per la pioggia e forse… un materasso dove dormire! Così corro, un vuoto dentro di me, un senso di impotenza mi assale.
Avrei dovuto consolare i miei amici, stringerli, eppure… eppure una sola domanda: perché a chi non ha nulla viene tolto il “tutto”? Nessuna riposta…
STORIA N°4
Ricordo ancora la gioia e lo stupore che provai quando chiesi a Costel e Florin, due bimbi rumeni, quale fosse il loro più grande desiderio.
Non volevano giocattoli né dolci, ma tutto ciò che desideravano era andare a scuola come tutti gli altri bambini.
Essi non sapevano di certo che il loro desiderio fosse in realtà un loro diritto. E davanti a questa bella e semplice richiesta, non potevamo non esaudire questo sogno.
STORIA N°3
Ad Angelo piaceva il mare. A Mergellina, a Bagnoli, a Torre del Greco… in qualunque posto si trovasse, non mancava giorno. E anche all’incontro del giovedì non mancava mai, come al pranzo della befana o alla gita fuori porta.
Non raccontava molto di sé, ma voleva sapere...si preoccupava che nel gruppo ci fosse sempre armonia e amicizia.
In cambio, chiedeva solo compagnia.
Era un po’ come sono fatti i nonni, era il nostro nonno.
Il suo ricordo è vivo in noi, anche adesso che nuota in un altro mare, come un “angelo”, continua a vegliare su di noi.
STORIA N°2
Ricordo quando Adel mi diceva che aveva dipendenza dalla droga; ricordo quando mi diceva che era stanco e voleva ritornare a bere; ricordo quando mi disse che stava male e la malattia lo angosciava.
Ricordo che quando l’avvocato gli disse: “Forse riusciremo ad ottenere il permesso di soggiorno”.
Adel sussultò e mi disse: “Allora potrò rivedere mia madre!!”.
In quel momento vidi un altro Adel.
Ora vive con una speranza.
STORIA N°1
STORIE DI TUTTI I GIORNI